domenica 5 aprile 2020

Tour della Lombardia, parte I

Esplorare la pianura padana... a bordo del Tucano!




La natura rinasce, i cinguettii riempiono le fresche mattine primaverili e salutano il sole, che tramonta più lentamente. L'aria è frizzante, si respira un senso di libertà, di freschezza e di speranza nel domani. Soprattutto di mattina, quando Beniamino, un giovanotto avventuroso di appena 19 anni, apre la portafinestra e si siede sul terrazzo, davanti a una tazzina di caffè fumante, ammirando le candide nuvole che stanno lentissimamente riempiendo un azzurro venerdì mattina. 
Beniamino è un ragazzotto serioso, dallo sguardo sempre un po' cupo, che viene spesso scambiato per un carattere scorbutico... ma in pochi riescono a capire che, dietro il suo malcelato sguardo insicuro, c'è un sogno limpido come il cielo che sta ammirando. 
Terminati gli studi superiori, Beniamino prende tutto il coraggio che non ha mai avuto in 18 anni di vita e decide di diventare un pilota professionista. Il suo sogno è vivere con la testa in mezzo alle nuvole, quelle nuvole che fin da bambino ammirava, esterrefatto, sdraiato a pancia in su nel suo cortile. 
Beniamino è stato anche parecchio fortunato, bisogna ammettere: l'anno prima - quando ha iniziato a frequentare una buona scuola di volo che gli consentirà, in circa 18 mesi, di conseguire tutte le licenze necessarie ad esercitare la professione sognata - l'industria aeronautica è decollata e le compagnie aeree di tutto il mondo non hanno mai avuto così tante posizioni aperte. Ma è anche vero che fortuna audentes adiuvat... 
Il giovanotto rampante si è dato da fare: si è messo in forma per poter conseguire le certificazioni mediche di prima classe richieste dalla scuola, ha ripreso in mano i manuali di fisica e matematica, rispolverato il suo inglese e ha passato, con successo, le prove preselettive. 
E quindi giù la testa: sempre presente alle lezioni teoriche, fa domande agli istruttori, stringe amicizie con "i più grandi", chiede consigli e si interessa di materie "collaterali" all'aviazione, ma di vitale importanza nell'esperienza di un pilota professionista. Si appassiona alla pianificazione e alla gestione del rischio, alla navigazione marittima, alla meteorologia, fa "orienteering". Vuole diventare il migliore pilota di tutti. Addirittura, nel tempo libero dalle lezioni, è riuscito a conseguire in tempo record il brevetto per il volo a vela. Dice sempre che il volo in aliante lo rilassa da morire: lassù, senza rumori se non il frusciare del vento, c'è più giustizia nel guardare il mondo. 
Così Beniamino consegue a pieni voti la licenza di pilota privato. Una breve festicciola e si torna subito a capofitto nel mondo dell'aviazione. Beniamino è davvero fortunato: adora studiare tutto quello che, in qualche modo, è collegato con qualcosa che si stacchi da terra. Anche le ore passate chino sui libri, volano. 
Sa bene però che un buon pilota non è fatto di sola teoria, quindi ai metodici pomeriggi sui libri, Beniamino decide di affiancare un diversivo. Non appena ha avuto tra le mani il certificato di pilota privato, ha fatto domanda a una dozzina di Aeroclub della zona, finché una neonata associazione di appassionati paracadutisti gli ha proposto un impiego: scarrozzare gruppetti di paracadutisti a 4.200 metri, tornare al campo. Ripartire con un altro gruppetto, tornare al campo. Così, per interminabili turni, tra il sabato e la domenica. Il mezzo? Un Pilatus PC-6 Turbo Porter scassone, di quarta mano. Ma per Beniamino è meraviglioso, è il suo primo lavoro su un mezzo che vola. 
Il ragazzo è talmente apprezzato nelle sue doti di pilotaggio dall'associazione che, nel giro di qualche mese, riesce ad acquistare - in comproprietà con un caro amico, un esperto comandante conosciuto nella sua città natale - un piccolo ultraleggero usato. Un'altra grande passione di Beniamino è infatti il volo a vista sportivo. Appena ha qualche pomeriggio libero ama pianificare lunghe escursioni a qualche migliaio di piedi da terra per esplorare i luoghi della sua terra, portando al limite le prestazioni del piccolo Tucano e le sue doti di orientamento. Nonostante la giovanissima età, ha già un roster davvero invidiabile. 
Oggi è uno di quei pomeriggi liberi. Il caffè è quasi finito e Beniamino ripercorre mentalmente il piano di volo che andrà ad effettuare nel pomeriggio. Il piccolo Tucano si trova attualmente all'hangar dell'aeroporto di Bresso: la settimana scorsa Matteo, l'amico comandante, si è divertito a scorrazzare sopra il Ticino facendo incursioni sopra i primi impavidi "grigliatori" della stagione.
Bisogna capire prima di tutto se il Tucano è in sicurezza per percorrere quasi 260 km. Beniamino ha intenzione di usare esclusivamente le regole del volo a vista su spazi aerei non controllati, cercando di evitare quindi qualsiasi contatto radio con ATS. Oggi si vola "come una volta".
Dopo aver "sgranchito le ali" al Tucano, facendogli fare qualche touch and go a Bresso, la prima tappa prevista è raggiungere il Campo Volo Groane - una piccola pista in erba di 400 metri a Senago - per fare il pieno e ripartire all'avventura. Nei 260 km pianificati, il piccolo Tucano inizierà un primo tratto verso Nord, passando per Bariana, Garbagnate Milanese, fino ad arrivare sopra i meravigliosi boschi del Lura, proseguendo fino a incrociare il grande raccordo che interseca la Como-Chiasso e la Tangenziale di Como, dove è prevista una virata per prua 080°. Poi, nella stessa direzione, verranno sorvolati i cinque laghi briantei di Montorfano, Alserio, Pusiano, Annone e infine si andrà alla ricerca dell'Adda passando sopra il lago di Garlate. Beniamino seguirà quindi il corso dell'Adda fino ad addentrasi nella Bergamasca, dove, vicino al VOR di Trezzo, farà atterrare il suo piccolo mezzo sulla aviosuperficie "Baialupo", a Cassano d'Adda. Piccola variante: l'aviosuperficie ha un'interessante procedura "antirumore" per evitare di nuocere ai confinanti paesucoli campestri. "Checked", sorride Beniamino pensando al circuito che dovrà eseguire.
Dopo il famigerato D.P.R. 133/2010 - che ha in buona sostanza cercato di omologare le originarie regole di settore del Volo da Diporto Sportivo a quelle "generali", del volo a vista diurno - serve, però, qualche accorgimento in più.
Il piccolo Tucano è stato dotato infatti di un dispositivo di localizzazione automatica, per consentire una efficace procedura di soccorso nel caso di eventuali avarie, di un altimetro, di un transponder basico e di una radio. Per la tratta di oggi, anche se non sono previste tratte sul mare, Beniamino ha avuto cura di procurarsi un salvagente personale. Si sa mai che il Tucano decida di piantare sul lago.
Dopo una breve pausa alla "Baialupo", il piano di volo prevede una seconda tratta, verso i paesini ai piedi della Bergamasca: Inzago, Treviglio, Caravaggio, per poi proseguire in direzione Sud, affiancando il CTR di Milano Linate, fino a raggiungere la bassa Lodigiana passando per il Bosco della Fornace e il Bosco del Mortone. Circumnavigando il lato Sud del CTR di Linate, incontrerà le acque del familiare Po, ma solo per un brevissimo tratto, fino alla biforcazione. Da qui, il nostalgico Ticino fino a raggiungere le città di infanzia: Borgo Ticino, il ponte della Serravalle, Vigevano col suo caratteristico ponte sopra il fiume, la pittoresca Robecco sul Naviglio, Corbetta e, alla fine, entrare nel circuito di traffico delle Groane. Un bel giretto tutto lombardo, insomma.


Ormai ci siamo: un piatto di pasta leggero e Beniamino è già in autostrada, direzione Bresso aeroporto. Il tempo sembra fatto apposta per spendere il pomeriggio tra le nuvole. C'è una leggera brezza primaverile che soffia da direzioni variabili a 3 nodi, 16° di temperatura, QNH locale 1014 EttoPascal: alta pressione atmosferica, confermata dal blu limpido del cielo.




Il giovanotto non vede l'ora di mettersi ai comandi del piccolo ultraleggero che lo attende, strepitante, già fuori dall'hangar. I ragazzi del Club lo hanno già preparato al volo. Ad una prima ispezione esterna, tutto sembra in ordine. I serbatoi sono pieni per circa il 30% della capienza totale. Nessun problema, il pieno lo farà alle Groane.
Nel cockpit solo l'essenziale: una bottiglietta d'acqua, le cartine aeronautiche di Bresso, Groane e Baialupo, la carta aeronautica VFR della zona Milano Nord, un regolo aeronautico e una bussola magnetica di back-up.
Cinture di sicurezza regolate a dovere, una sistemata al sedile e Beniamino è pronto a mettere in moto l'instancabile Rotax 4 tempi.
Checklist pre-accensione completata, magneti "on", starter avviato... gli 80 cavalli scoppiettano subito, facendo vibrare vigorosamente tutto l'abitacolo. Barra di comando libera nei movimenti, frequenza su Bresso torre.


Beniamino si sente a suo agio nel piccolo abitacolo del Tucano e, ogni volta, prima di decollare, gli piace prendere confidenza con i comandi, facendo un paio di giri del piazzale: così è in grado di capire se la posizione di pilotaggio è sufficientemente comoda, di controllare il funzionamento dei freni e, soprattutto, ha modo di controllare l'andamento delle temperature di olio e acqua e la pressione dell'olio, aumentando e riducendo i giri del motore.
Dopo i consueti passaggi sul piazzale, comunica a Bresso Traffico di essere in rullaggio verso la pista 36, per partenza immediata, nessun touch and go. 


Alla radio non si sentono altri traffici: il giovane aviatore si allinea, dà piena potenza e in appena 40 metri stacca il carrello dall'erba della pista. Per Beniamino, quella sensazione di vuoto allo stomaco ogni volta in cui si solleva da terra, è come la prima: non si smette mai di stupire di aver preso il volo, ancora una volta. 
Ogni folata di vento, nel piccolo ultraleggero, si fa sentire: in salita, verso i 1.500 piedi il giovane "aquilotto" combatte con la barra per mantenere un assetto stabile e indirizza lentamente la prua verso il Campo Volo Groane, che dista appena una decina di km in linea d'aria dalla testata della pista 36 di Bresso.
1.500 piedi, stabilizzato, Beniamino ammira il panorama... ma solo per pochissimi minuti, il Campo Volo è già in vista! 
Via un po' di manetta, aereo "trimmato" per una dolce discesa sul sentiero di avvicinamento, per il circuito di traffico della pista 36. 
Il Tucano risponde bene e perde gradualmente altitudine, mantenendo una velocità di circa 70 km/h. 
Ecco che Beniamino, passato sopra il bosco adiacente alla pista in erba (sono appena 400 metri, ma più che sufficienti per arrestare la corsa dell'ultraleggero in tutta sicurezza) manovra il piccolo velivolo fino a far toccare dolcemente il carrello sull'erba. Una leggera pressione sulla pedaliera e il piccolo Tucano raggiunge di inerzia gli hangar del Campo. Tempo di fare benzina!   




Beniamino effettua la after landing checklist, si slaccia le cinture di sicurezza, appende le cuffie aeronautiche e si dirige entusiasta verso la porta dell'hangar. Luca, il proprietario del Campo, gli ha lasciato le chiavi e due grosse taniche zeppe di carburante Avio per riempire i serbatoi del Tucano a dovere. Una volta riempiti i due serbatoi da 38 litri ciascuno, la bestiola consente un'autonomia di ben 700 km. Più che sufficiente a coprire in tutta sicurezza i 260 km di oggi. 
Taniche riempite, sono le 15.53 locali: si rientra nell'abitacolo. Portelli chiusi e sicuri, cuffie sulla testa, salvagente indossato, cinture regolate, occhiali da sole inforcati. Batteria, magneti, pompa elettrica del carburante, starter avviato. Il silenzio del Campo si riempie del borbottio scoppiettante del Rotax. Beniamino dà manetta un paio di volte per verificare il pescaggio del carburante. 
Via di checklist pre-decollo ed è già pronto a partire. Manetta al massimo, timer settato e avviato, e si sale rapidamente. Evaso il circuito di traffico, prua a nord! 
Stabilizzato a 1.500 piedi, Beniamino si gode il panorama... il vento è calmo e i cieli limpidi. 
Primo punto di riporto: i boschi del Lura. L'omonimo torrente, appena visibile dallo spazioso lunotto del Tucano, taglia il paesaggio passando per Lainate ed Arese e lo rende distinguibile dal resto della campagna.   


Il ragazzo mantiene l'assetto stabile, "trimma" il Tucano e il suo sguardo si sposta verso i campi appena arati, il verde speranzoso degli alberi rigogliosi, i caldi casolari di campagna, i canali irrigatori. Gli sembra di sentire profumi familiari. 



Le meravigliose prealpi si fanno sempre più ingombranti e, appena a fianco del montante dell'abitacolo, Beniamino scorge una piccola parte del lago di Como. In lontananza, lo Stadio Comunale, un affollatissimo centro storico e, proprio sulla riva, l'idroscalo internazionale di Como. Ecco un'altra grande passione del giovane aviatore: gli idrovolanti! Appena acquisita l'abilitazione al volo avanzato su idrovolante, ha passato due intere giornate a girare il lago di Como a bordo del Cessna 172 dotato di galleggianti in dotazione all'Idrosuperficie. Lo ha sempre affascinato che un mezzo considerato a tutti gli effetti come velivolo, durante le manovre in superficie - il flottaggio - soggiace alle regole dei natanti. 



Beniamino si mantiene giusto alle 5 miglia di distanza, per evitare di dover segnalare la posizione all'ATZ di Como. Virata effettuata, direzione laghi briantei! L'influsso dei rilievi montuosi è evidente sulle condizioni meteorologiche: le prealpi, ormai sulla sinistra del piccolo ultraleggero, sono una variabile importante nell'atteggiarsi dei venti. I rilievi orografici, infatti, favoriscono ad esempio la formazione di correnti ascensionali, ben conosciute dal nostro rampante pilota. E' grazie al moto ascensionale delle correnti che incontrano i rilievi - in poche parole, ostacoli che incontra il vento - che gli alianti riescono a "scalare" le cime delle montagne, guadagnando quota. Si tratta del volo a vela dinamico. Nelle zone montuose, poi, capita spesso di incontrare i "venti di caduta" - il "voltafaccia" delle correnti ascensionali. L'effetto dello spostamento dei venti sui rilievi montuosi si traduce, in sintesi, in qualche scossone che interrompe la quiete del volo livellato di Beniamino.
Ecco che si apre il paesaggio sul piccolo lago di Montorfano. Il paesaggio del "Triangolo Lariano" è splendido: vegetazione lussureggiante, scorci romantici e rotonde colline.


L'aviatore si diverte a cavalcare le onde del vento e, a intervalli regolari, monitora pressioni e temperature, spostando lo sguardo verso il trittico di strumenti posizionato in un piccolo pannello appeso al soffitto dell'abitacolo. "All green"



Purtroppo, dal punto di vista della regolamentazione, la zona che Beniamino sta sorvolando è un vero ginepraio, per chi vuole semplicemente svolazzare in libertà. A Nord c'è la zona di traffico controllata da Como, qualche miglio a Sud-Est dell'idroscalo la zona interdetta - divieto di sorvolo permanente per tutela edifici storici -  LI P156 (poco male, il diametro è di appena un miglio) e, quasi a intersecare lo spazio aereo controllato da Como, l'ATZ di Alzate Brianza, e le omonime zone aeroclub e acrobazia.



Uno strappo alla regola che si era imposto l'aviatore è concesso: Beniamino regola la frequenza radio su Alzate Brianza Traffico e ascolta attentamente i punti di riporto di eventuali traffici nella zona. E' pur sempre venerdì, giorno di attività dell'Aeroclub, soprattutto per le lezioni di volo a vela. Per ora l'area sembra relativamente libera, ad eccezione di un Robin DR400 in rullaggio ad Alzate, è appena atterrato dopo aver effettuato qualche circuito di traffico. 
Seconda tappa briantea, il lago di Alserio: una vera oasi naturale - fortunatamente poco conosciuta ai più - colma di ville e castelli storici verso l'entroterra, nelle zone adiacenti allo specchio d'acqua vi sono percorsi naturalistici immersi nel verde. 
Sulla cartina aeronautica della zona Nord Milano si legge che è consentito sorvolare quest'area senza particolari accorgimenti, così come nessuna nota di rilievo è appuntata nel documento AIP, però, l'attento aviatore sa che l'area è densamente "popolata" di aironi. Ecco che Beniamino scansiona l'area a 180° per controllarne la presenza. 



Anche questo segmento del piano di volo è stato percorso in sicurezza. Beniamino, soddisfatto, cambia frequenza radio e si dirige verso il lago di Annone, un'altra perla naturale della Brianza. Man mano che il piccolo Tucano si avvicina alla bergamasca, il pilota nota un lieve cambiamento delle condizioni climatiche: una leggera foschia, tutta tipica delle zone che l'ultraleggero si accinge a sorvolare, rende l'aria meno trasparente e sembra avvolgere il paesaggio. 


Il piccolo ultraleggero prosegue, macinando miglia nautiche, senza dare problemi di sorta. Beniamino sorvola la zona montuosa che separa Civate da Lecco centro, divertendosi ad effettuare qualche virata stretta sui lati del promontorio.
Uno sguardo dal cupolino, ecco che sulla sinistra, dal lago di Olginate prosegue la sua corsa l'Adda, importante landmark che guiderà l'aviatore nell'entroterra della bergamasca, per intercettare il sentiero di discesa all'aviosuperficie "Baialupo".



Beniamino ama questo genere di avventure e si gode qualche minuto per ammirare i dolci rilievi della bergamasca. 


... e il particolare paesaggio disegnato dall'Adda: lungo le sue sponde nascono boschi, parchi dalle viste mozzafiato e si scorgono antiche abitazioni che, ammirate col sole dell'imbrunire, evocano sogni lontani.  


Beniamino non può fare a meno di navigare con lo sguardo verso i campi sterminati della bergamasca, molto diversi rispetto ai "colleghi" della provincia di Milano. 


E' presto il tempo di cabrare il fedele ultraleggero per iniziare una graduale discesa verso gli ottocento piedi AGL, segnalati come altezza minima del circuito di traffico del "Baialupo", dove il ragazzotto si fermerà per una breve sosta. L'aviosuperficie bergamasca si trova al di fuori di uno spazio aereo controllato, tuttavia, per una gestione più efficace e sicura del flusso aereo (anche qui sorge una delle tante scuole di volo per l'abilitazione al volo da diporto sportivo), Beniamino ha contattato telefonicamente il gestore dell'area per comunicare anticipatamente l'arrivo. L'aviatore prevede di immettersi nel circuito di traffico della pista 11 destra: riesce infatti a percepire indicativamente la direzione del vento - da sud/est, che fa galleggiare il piccolo Tucano man mano che prosegue nella discesa controllata.  
Lungo il sentiero di discesa Beniamino ammira il traffico dell'Autostrada A4 e, in lontananza, scorge un'alta ciminiera fumante: la centrale termoelettrica di Cassano d'Adda. 
La cartina aeronautica associata all'aviosuperficie indica una precisa procedura antirumore da seguire nelle fasi di atterraggio e di decollo, per riparare dal "frastuono" dei piccoli ultraleggeri gli abitanti dei paesi limitrofi. 
Il pilota sintonizza la radio sul servizio informazioni di volo di Milano per controllare la direzione del vento e si prepara a seguire, ligio, la procedura. Le sensazioni del giovanotto sono confermate dal bollettino meteo. Si atterra sulla pista 11. 


Raggiunti i mille piedi all'altezza di Pontirolo Nuovo, il pilota inizia una virata per intercettare il percorso indicato dalla cartina aeroportuale. Si abbassa ad 800 piedi gradualmente, sorvola la pista perpendicolarmente e si immette nel braccio di sottovento. 90° di virata, braccio di base, altri 90° per intercettare il finale. Il fido Tucano galleggia nell'aria fino a poggiare il carrello sull'erba. 
L'ultraleggero corre sulla pista e Beniamino con la pedaliera lo indirizza verso il piazzale in erba. 
Metà avventura si è conclusa con successo. 
L'aviatore si gode il momento: inserisce il freno di parcheggio, spegne il motore, stoppa il timer, si toglie le cuffie, slaccia le cinture e controlla che la strumentazione reagisca di conseguenza. 
C'è il tempo per farsi due passi, sgranchirsi le gambe, bere qualcosa e ripartire: prevede di sorvolare il Ticino quando il sole sta per calare.   


La piccola aviosuperficie è ben gestita, familiare e contenuta, ma non manca niente. Durante il break l'aviatore incontra un tale Giacomo, socio dell'Aeroclub, con cui scambia due parole, davanti a un trancio di pizza e una Coca cola. 


Presto è tempo di ripartire, però, per evitare di arrivare lunghi e rischiare di atterrare senza più luce. Dopo la necessaria routine pre-decollo, Beniamino saluta con un gesto della mano Giacomo, mentre si sistema nell'abitacolo del Tucano. Comandi in mano, percorre tutta la pista 29, fino ad effettuare un backtrack per allinearsi sull'opposta pista 11. Full gas, il rombo del Rotax che aumenta i giri spinge veloce l'aereo, che sobbalza sull'erba della pista, raggiunge la velocità di rotazione e inizia subito ad ascendere rapidamente. Evasa la procedura antirumore, prua verso Treviglio. Beniamino dà un ultimo sguardo verso la centrale termoelettrica, è stranamente attratto da quella costruzione, così prepotente rispetto alle bellezze naturali che la circondano.  


Dopo aver ammirato la formazione di isolati cumuli, in prossimità delle prealpi bergamasche - con tutta probabilità si sono formati per l'effetto delle correnti ascensionali orografiche, ma non sembrano carichi d'acqua - Beniamino sorvola i campi adiacenti ad Inzago. 
Dopo qualche minuto, sotto di lui, la periferia di Treviglio: un Comune di circa 30.000 anime, sin dal medioevo avamposto strategico ben collegato con i principali centri produttivi della Lombardia. Dall'alto si può notare il maestoso campanile gotico-lombardo. E' uno dei più antichi della Regione, costruito addirittura intorno al 1.000, raggiunge i 60 metri di altezza. Circondato da centinaia di ettari di terreno, il Paese è noto non solo per la fiorente attività agricola - grazie alla predisposizione di un ingegnoso reticolo di irrigazione risalente all'età medievale (in origine il territorio non era infatti adatto alla coltivazione) - ma anche per la fioritura di numerose industrie, proprio grazie agli strategici collegamenti ferroviari e stradali di cui gode.  


Dopo un passaggio sulla periferia, sulla piazza centrale, la Basilica e il Campanile, Beniamino - assorto tra nostalgici pensieri che gli suscita la campagna bergamasca -  si accorge che è giunto il tempo di orientare la prua verso sud, per circumnavigare l'affollato CTR di Linate, in cui decollano e atterrano i grandi aeroplani di linea che il giovane aviatore sogna, un giorno, di poter governare. Ancora una volta, il punto visivo di riferimento è il fiume Adda, e gli sconfinati boschi che si diramano nelle zone limitrofe.


Ben attento a non deviare all'interno dello spazio aereo controllato da Milano Linate, Beniamino ammira le zone della Gallia Cisalpina, osservando il sole che, molto lentamente, si abbassa verso l'orizzonte. Si avvicina lo scoccare della seconda ora di volo.


Beniamino è testimone di un fenomeno particolare: col calare del sole, il cielo, anziché liberarsi, inizia pian piano a riempirsi di piccoli cumuli di nubi, candidi come la neve, soprattutto in prossimità del Po e sopra le sue acque. E' la magia del ciclo dell'acqua: i venti tiepidi che oggi tirano per la maggior parte da sud verso nord, incontrano una superficie più fredda - o meglio, che si sta lentamente raffreddando - cioè le acque del Po e del Ticino, tinteggiando il cielo di bianco. 
Dopo due ore abbondanti di volo, Beniamino scorge il Po all'orizzonte.


... che consente alle nubi di specchiarsi nelle sue limpide acque.


La luce del sole, ormai tramontante, incendia le acque e il paesaggio di colori sempre più caldi e, data l'inclinazione dei raggi solari, a Beniamino sorvolare il Po a quest'ora ricorda un po' la spensieratezza e la frivolezza delle giornate estive.


Il giovane aviatore, nel piccolo abitacolo del Tucano, scatta qualche fotografia dello spettacolo regalato dai raggi del sole che si infrangono sulla superficie del Po... che, tra qualche km, incontra una diramazione. Sulla destra, infatti, si apre il Ticino. 


Il ragazzo prosegue ordinatamente la rotta, incontrando di tanto in tanto luoghi iconici della sua infanzia: la piccola Borgo Ticino, il ponte della Serravalle, la bellissima Vigevano. 


Beniamino controlla l'orologio e il timer. Sono le 18.38 e sono passate circa 2 ore e mezza di volo. 


Scappando dal sole... Beniamino sorvola luoghi ben conosciuti, cercando con lo sguardo l'autostrada A4, che lo porterà fino al casello della Ghisolfa, dove andrà ad intercettare il sentiero di discesa verso le Groane.


Il sole continua a calare, le ombre si dilatano, i colori si fanno sempre più accesi... ecco l'Autostrada, piena zeppa di automobili e di camion. Beniamino sorride, pensando alle volte in cui l'ha percorsa in macchina. 


Ancora comodo nell'abitacolo, coi comandi ben saldi tra le mani, l'aviatore torna a scansionare il territorio, avvistando, sulla sinistra del cupolino, il Campo Volo. Terra in vista! 


Durante le fasi di discesa, si nota qualche casolare che già accende le luminarie e, in prossimità di uno dei raccordi autostradali più trafficati della Lombardia, si notano i fari di dozzine di automobili che dal centro di Milano rincasano, direzione Ovest Milano. Beniamino si sente fortunato: prende coscienza di vivere un privilegio. Trarre sostentamento da una passione viscerale.  
La quiete della campagna si sostituisce alla frenesia del motore della Lombardia.  


Col sole ormai sulla linea dell'orizzonte, allo scoccare delle 2 ore e 39 minuti, il piccolo Tucano viene allineato dall'impegnato aviatore sul sentiero di avvicinamento. 


Il giovane aviatore manovra abilmente l'ultraleggero, che perde gradualmente velocità e altitudine.
A pochi metri da terra Beniamino inizia a cabrare dolcemente il Tucano che, quasi senza accorgersi, poggia con gentilezza il carrello posteriore sull'erba della pista e si inclina in avanti, appoggiando anche l'anteriore. Il mezzo procede verso il piazzale del campo. Beniamino è soddisfatto: ha completato 260 km in sicurezza, ed è felice di aggiungere 2 ore, 47 minuti e 3 atterraggi al suo libretto.


Via la miscela, magneti "off", pompa elettrica "off", radio "off" e infine batteria spenta. Il tempo di rimettere nello zaino i propri strumenti di volo e, senza neanche troppa fatica, l'aviatore trasporta l'ultraleggero all'interno dell'hangar, dove si riposerà, in attesa della prossima avventura. Un salto nella "Club house", libretto di volo compilato e aggiornato, il piccolo e affidabile Tucano spento e hangarato.
E' ora di cena, e ad appena 500 metri dal Campo Volo c'è una buonissima osteria tipica... una chioma bionda con gli occhi del cielo lo aspetta, con già le gambe sotto al tavolo. E' pur sempre un venerdì. 


mercoledì 18 marzo 2020

A volte ritornano...

Un giro per i luoghi di casa


La pianura padana ha sempre avuto un fascino inspiegabile su di me. Certo, sono - come quasi tutti i lombardi - un po' campanilista e attaccato alle mie origini... ma ho sempre avuto un debole particolare per i paesaggi di campagna, per le cascine, per i fiumi, per la dolce serenità del verde sconfinato dei campi, del fruscio del Naviglio Grande... Casa.
Appena riesco, adoro prendere la bicicletta e girare per le campagne del Parco Agricolo, andare fino al Ticino a vedere il bianco dei sassi e, se si è fortunati, ammirare qualche aeroplano sul sentiero di discesa della pista 35 Destra della Malpensa.

Bando alle ciance. Qui, nel mio rifugio virtuale, si può ammirare la pianura padana anche a 2.500 piedi da terra.
E' un fresco lunedì di marzo, il cielo è limpido, azzurro senza una nuvola e la temperatura è gradevole. Un anticipo di primavera a tutti gli effetti. Perché non rispolverare il versatilissimo Tucano? Da 8 primavere attende, strepitante, di riprende il volo e sfogare tutti e 80 i cavalli del mitico Rotax 912 quattro tempi. La fortuna è avere un team di maniacali appassionati che, giorno dopo giorno, tengono questo formidabile mezzo nelle condizioni di volare: checks periodici al motore, alla catena di trasmissione, al carburatore, alla strumentazione di volo, al telaio. Coccolato come un neonato.

Ore 15.50. Bresso aeroporto. Parcheggio davanti allo storico Bar dell'Aeroclub, ordino un caffè. 
Due chiacchiere con gli amici dell'aeroporto e sono subito a compilare il piano di volo - obbligatorio oggi, perché passeremo per uno spazio aereo di classe D, quello controllato dalla Malpensa. Voglio sorvolare la centrale idroelettrica di Turbigo, fare un passaggio sul Naviglio e tornare a casa. Così, per sgranchire un po' le ali.



Antonio ha già preparato il piccolo Tucano: è già fuori dall'hangar che mi aspetta, pulito e col serbatoio pieno. Dopo il walkaround apro la portiera del lato di sinistra, mi accomodo sul seggiolino, lo sistemo secondo le mie misure e allaccio le cinture, stringendole quanto basta. 



Batteria "on", avionica in funzione, cuffie attaccate alla radio, radio check, chiudo il portello. Fuel pump "on" e altimetro corretto. Ci siamo quasi.


Magneti "on", starter premuto. Il piccolo Rotax si risveglia, sbuffa un po', rantola, e poi si spegne. Antonio fa cenno di riprovare... dopo aver sputacchiato un pennacchio di fumo bianco, i cavalli del Rotax iniziano a galoppare. Si saranno emozionati: dopo 8 anni stanno per riprendere il volo. 
Per essere sicuri, do un po' di manetta, controllo gli RPM, temperature e pressioni "all green". 
Decido di farmi un paio di giri sul piazzale per riprendere dimestichezza con la pedaliera e controllare la libertà di movimento dei controlli. 
Il Tucano ha insegnato a volare intere generazioni di giovani, tra gli anni 60 e gli anni 80. E' robusto, durevole, concede ampi margini di errore e la gestione costa davvero poco, soprattutto con un quattro tempi: un vero affare per tutte le scuole di VDS disseminate per la penisola. Per non parlare delle prestazioni: facile da manovrare (dotato anche di trim elettrico), "personalizzabile" (ce ne sono in giro un sacco di varianti: dalle più eleganti alle più ignoranti), decollo e atterraggio in un fazzoletto di terra.  



Dopo aver girato in lungo e in largo il piazzale dell'aeroporto, mi decido a comunicare alla Torre il rullaggio verso la pista 36 "Bresso Torre buongiorno: India - Alfa Lima Echo Xray è in rullaggio verso la 36, lato erba". L'abitacolo del Tucano è molto comodo: la posizione del sedile e della barra di comando consentono un'ampia libertà di movimento. Mi piace la posizione della manetta: in basso, a sinistra, a fianco del seggiolino, è molto ergonomica. Di rilevo è anche l'ampiezza di visuale, grazie al contenuto pannello degli strumenti, fissato al centro dell'abitacolo: dal tettuccio fino all'altezza dei piedi.
Ho attaccato una piccola go-pro all'estremità dell'ala, per immortalare qualche scorcio. 

  

"India - ALEX sta decollando. Pista 36, lato erba, per partenza a Ovest"
Manetta al massimo, il carrello sobbalza sull'erba mentre l'aereo prende rapidamente velocità. Correggo la direzione con qualche colpo alla pedaliera, per mantenere il centro-pista... tiro dolcemente verso di me la barra... il Tucano stacca il carrello da terra e si arrampica a una velocità incredibile, per le sue modeste dimensioni. Il tempo di realizzare di essere seduto, galleggiando nell'aria, su una piccola struttura in tubi di acciaio e inizio a virare a Ovest, verso il primo punto di riporto, Garbagnate Milanese: una piccola e ridente cittadina a qualche km di distanza dal campo di volo delle Groane. Gas aperto durante la salita verso i 2.500 piedi, poi riporto la manetta fino ai 5.000 giri, controllando temperatura di acqua e olio e la pressione dell'olio.
Dopo qualche minuto, ecco la cittadina sulla sinistra: giusto il tempo di salutare verso la casa della nonna e sono già in virata verso la prossima prua, Arluno. 
Arluno è "famosa" più che altro per l'omonima uscita autostradale sulla A4, utilissimo punto di riferimento quando si vola in VFR.  


Camion, automobili e motociclette sembrano puntini, da qui. Il traffico oggi è moderato, si può notare una piccola congestione, ma solo in prossimità dello svincolo.
Spostando lo sguardo verso l'orizzonte, si scorge appena il Ticino.  


Una volta trimmato a dovere, il Tucano è stabile come un liner: si mantiene in volo livellato senza più alcuna correzione e oggi, senza vento in quota, posso persino permettermi di staccare la mano dalla barra di controllo.
Avvicinandoci al Ticino, mi attrezzo per chiedere a Malpensa Torre l'autorizzazione al transito nello spazio aereo di classe D da lei controllato. Speriamo di non trovare troppo traffico pesante in avvicinamento. 


Lo spazio aereo intorno alla Malpensa è uno fra i più trafficati di Italia. La vasta area si divide in due zone, al cui interno troviamo Milano Arrivi e Malpensa Torre a gestire il flusso aereo in ingresso e in uscita. La zona 1 comprende ben tre Aerodrome Traffic Zones, vale a dire Malpensa, Cameri e Vergiate. Mentre MXP è uno degli scali più trafficati d'Europa e Cameri una base militare, Vergiate è un piccolo aeroporto con una pista in asfalto molto corta e una scuola di volo (Air Vergiate) in cui mi sarebbe tanto piaciuto prendere il brevetto. La zona di Vergiate è poi una tra le meno regolamentate, essendo classificata con la lettera "G" e, pertanto, adatta al traffico di Aviazione Generale.
Ma a noi interessano le zone di Malpensa.
La prima, CTR 2, la dobbiamo immaginare in tre dimensioni, lungo tutto il perimetro disegnato dalla cartina aeronautica. La fascia di restrizione "verticale" - classificata come spazio aereo di classe A, che impedisce il transito ad apparecchi come il nostro - è di appena 500 piedi. Da un livello inferiore di 1.500 piedi a un livello superiore di 2.000 piedi sul livello del mare. Nessun problema, ci abbassiamo fino a raggiungere i 1.000 piedi e il transito è libero, senza neppure la necessità di chiedere un'autorizzazione. Chissà, magari incontreremo qualche paramotore.
Avvicinandoci all'aeroporto, le restrizioni si fanno però sempre più severe. La seconda zona, CTR 1, oltre ad avere un perimetro molto più esteso, si estende in senso verticale a partire dall'altezza del suolo, ergendosi fino ai 2.000 piedi sul livello del mare; è classificata, inoltre, come spazio aereo di classe "D", pertanto gli aeromobili in transito VFR necessitano di un'apposita autorizzazione in ingresso e in uscita.
Ma i problemi non finiscono qui: abbiamo una serie di "no fly zones" che costellano la zona: si tratta della zona di Novara, San Martino di Trecate e Busto Arsizio e delle zone "protette" su cui è impedito il volo, salvo eccezioni, fino a 500 piedi dal suolo.




Mentre il piccolo Tucano procede stabile verso Corbetta, mi concedo qualche minuto di relax, osservando dallo spazioso cupolino il paesaggio...


Lo Stadio Comunale, il campanile, il Municipio, il parco del Comune, le piazze... che bello poter ammirare luoghi così familiari e scontati da un'altra prospettiva, sembra quasi di rivivere ricordi e momenti passati, racchiusi in uno sguardo.
Ci lasciamo presto alle spalle il piccolo centro storico di Corbetta, direzione Robecco sul Naviglio, il prossimo punto di riporto.
Robecco è uno splendido Comune di circa 7.000 anime, sito in una posizione che ha consentito un florido sviluppo dei commerci fluviali lombardi nel XVI secolo. A breve distanza da un altro famigerato corso d'acqua - il Ticino - Robecco è attraversata dal Naviglio Grande, sulle cui sponde sorgono meravigliose ville storiche, ponti e ponticelli caratteristici. Tra la seconda metà del 1.400 e gli inizi del 1.500 nel milanese sono stati realizzati 90 km di canali. La storia non finisce qui, però: è solo grazie al genio di Leonardo, che ideò nel 1484 un complesso sistema di chiuse, che l'intera rete fluviale divenne navigabile.
Passeggiando sul lungo Naviglio si possono ammirare, soprattutto in corrispondenza di grandi ville risalenti al 1.500, antichi e rudimentali "moli", cui erano solite attraccare zattere e trasporti. Il Naviglio è stato un notevole centro strategico commerciale che ha lasciato i segni delle ricchezze commerciate del tempo. I palazzi signorili tra Turbigo e Robecco ne sono un chiaro esempio.
Cerco con lo sguardo il ponte di Boffalora, un altro piccolo Comune a una manciata di km da Robecco, dove di solito è ormeggiato "el barchétt". Si tratta della storica corriera - letteralmente "la barchetta", che faceva la tratta Turbigo - Boffalora - Gaggiano - Darsena milanese.




Si incomincia a fare sul serio: abbandoniamo la prua del punto di riporto di Robecco sul Naviglio e inizio una lenta virata che porta il velivolo a puntare il Ticino. Riduco leggermente i giri del motore e il piccolo Tucano inizia dolcemente a cambiare assetto. Voglio portarmi sui 1.000 piedi per poter essere al di sotto del limite inferiore dello spazio aereo CTR 2. Io e il piccolo Tucano vi faremo ingresso da Sud, sorvolando il Ticino.
Sintonizzo la frequenza radio su Malpensa Arrivi... ed ecco che il piccolo abitacolo si riempie di frenetiche comunicazioni tra l'ATC e il traffico in arrivo all'aeroporto di Malpensa. 
Qualche minuto più tardi sposto lo sguardo a sinistra: il Ticino si apre in tutta la sua bellezza.







Mi accorgo come sia facile manovrare il Tucano: merito anche del clima, perfetto per trascorrere qualche ora galleggiando in mezzo al cielo, ad ogni movimento della barra di controllo corrisponde, con precisione, una prevedibile risposta dell'aereo. Con una mano sulla manetta e l'altra sulla barra di controllo mi guardo intorno, con più attenzione a mano a mano che mi addentro nella zona CTR 2.
Il Ticino ha un'influenza benefica sugli occhi e sull'anima di chi lo guarda. E' misteriosamente attraente. 
In lontananza, si intravedono le ciminiere della centrale idroelettrica di Turbigo. 
Vorrei soffermarmi ad ammirare le bellezze paesaggistiche che offrono le sponde del Ticino, ma sono quasi nella CTR 1. 





Aspetto che Milano vettori un grosso 738 della Air Europa, in avvicinamento diretto sul sentiero di discesa per l'ILS della pista 35 Destra e apro la comunicazione "Milano Radar buongiorno. India - Alfa Lima Echo Xray è un Tucano ultraleggero avanzato, in VFR per Bresso, si trova a 12 miglia Sud, ore sei, prua 339° inbound verso TURBIGO, millecinquecento piedi, in salita a duemila, chiede autorizzazione al transito, ingresso previsto tra 2'" "India - ALEX buongiorno, autorizzato, continuare verso il punto di riporto TURBIGO, altimetro 1028, poi segue MAGENTA in uscita, conferma?" "Altimetro 1028, continuare verso TURBIGO, conferma MAGENTA in uscita, per India - ALEX" "India - ALEX ricevuto, riportare a TURBIGO a 2.000 piedi" "Ricevuto, riportare a TURBIGO, 2.000 piedi, India-ALEX".
Seguiamo la prua stabilita, avvicinandoci alle ciminiere della centrale idroelettrica... sulla destra ricompare il Naviglio Grande. A intervalli regolari controllo la situazione fuori dal cupolino... l'ultima cosa che vorrei è cadere come un sasso, capottato dalla turbolenza di un liner che mi passa sopra la testa. La wake turbulence è infatti un fenomeno temutissimo, soprattutto dai più "piccoli". Si tratta di una serie di vortici e di masse di aria che lasciano, dietro di sé, gli aeromobili. Più massa hanno i mezzi, più intensa sarà la turbolenza, più pericoloso è trovarsi in traiettoria.






Ci avviciniamo alla centrale idroelettrica: davanti a noi, le rilassanti acque del Ticino, sulla destra si scorgono già le PAPI lights delle piste 35 Sinistra e Destra di Malpensa. Che impressione, viste dall'abitacolo di un piccolissimo ultraleggero.
Ancora nessun bestione nelle vicinanze... Nel dubbio, meglio sbrigarsi e liberare il CTR.
Riporto la mia posizione a Milano Radar. Una virata sulla centrale, un passaggio sul naviglio... prua verso il successivo punto di riporto. Dopo qualche minuto di volo, ancora al riparo dai grossi jet che stanno affollando l'area, stiamo uscendo dallo spazio aereo controllato, quasi su Magenta. Salutiamo il gentile controllore e torniamo al relax del volo "deregolato".
Una volta lasciata alle spalle Magenta, cerco con lo sguardo l'Autostrada A4 Torino - Trieste, che ci porterà fino alle porte di Milano, per entrare nel circuito di traffico destro della pista 18, a Bresso aeroporto.





Sul percorso di ritorno all'aeroporto di Bresso, qualche raffica di vento interrompe i miei pensieri che si stavano pericolosamente accumulando... Riporto l'aereo in volo livellato e do un'occhiata alle temperature e le pressioni. Ho ancora mezzo serbatoio di autonomia: un margine di sicurezza abbondante che mi consente di effettuare qualche go-around senza problemi.
L'autostrada non è particolarmente affollata: solo qualche mezzo pesante e poche automobili. Del resto, non è ancora orario di punta.
Dopo qualche km percorso in compagnia del traffico terragnolo, arrivo in prossimità della Ghisolfa. Sintonizzato su Bresso Traffico, riporto la mia posizione in coincidenza del punto "Oscar" indicato sulla cartina aeronautica. La piana e tranquilla campagna lombarda si interrompe, per lasciare spazio a vaste aree urbanizzate: la terribile periferia milanese.



Contento per aver seguito alla lettera quanto pianificato, inizio una lenta discesa che mi porterà fino ai 1.500 piedi, per sorvolare il secondo punto standard segnalato dalla cartina aeronautica di Bresso - un complesso di gasometri - e riporto l'ingresso nel braccio di sottovento della 18.
Ecco che, come previsto, compare il complesso aeroportuale.




Porto la manetta quasi al minimo, mi stabilizzo sul braccio di sottovento e mi preparo a segnalare la posizione di ingresso nel braccio di controbase. Nessun traffico nella zona di Bresso aeroporto, se non un bellissimo Quicksilver - un microlight solo tubi e tela ad abitacolo scoperto - che sta rullando verso la pista 36... ci daremo il cambio. 




Manovro l'agile Tucano fino a portarmi sul sentiero finale di discesa: qualche raffica lo fa galleggiare un po', ma i comandi rispondono prontamente agli input. C'è un po' di aria sporca. Riporto "in finale", a qualche decina di metri tolgo del tutto la manetta e plano verso il terreno... inizio la cabrata finale e il carrello del Tucano tocca dolcemente l'erba un attimo prima dello stallo. 
Dopo aver salutato il collega aviatore sul Quicksilver rullo verso l'hangar, comunicando alla Torre di aver liberato la pista.
Safe and sound, on the ground, spengo il mio piccolo compagno di avventura, soddisfatto.